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DENTRO LA MIA SOLITUDINE
Stasera ho ritrovato, dentro la mia solitudine, un’immagine di noi. Eravamo in un albergo di una città straniera. Tu, seduta al bordo della grande vetrata, guardavi il fiume e le luci e le case. Io, nella stanza buia, ti osservavo guardare il fiume e le luci e le case. Eravamo, ormai, lontani. Noi, sì, stranieri. Avevamo smarrito il segreto del nostro futuro. Non ci restava altro che quel presente da condividere, come passeggeri distratti. Eppure, nel rivederti in quell’attimo, riuscivo ancora a sentire dentro di me il tuo stupore e la tua malinconia, la tua curiosità e la tua tenerezza. Per un momento, per un momento soltanto, vorrei ritornare a quella notte. Per guardare con i tuoi occhi quel fiume, quelle luci e quelle case. Non credere. Non è una lettera d’amore. Non è rimpianto e nemmeno nostalgia. È solo quel fiume, sono quelle luci e quelle case. Una cartolina mai arrivata. Una fotografia non scattata. Pensavo, in verità, a due persone sconosciute. A un racconto che ho subito dimenticato. Mi succede spesso di non ricordare. Ora ho imparato a sottolineare. Per ritrovare, quando mi sento perduto, quel preciso istante, quella frase, quella città straniera. Quel fiume, quelle luci, quelle case.
“Dalla confusione, come al solito, / E dallo stupore che l’uomo conosce, / Dal caos verrebbe la beatitudine.” (Dylan Thomas, da “Non essendo che uomini”, in “Poesie”, a cura di Renzo S. Crivelli, traduzione e note di Ariodante Marianni, Einaudi).
DARWIN PASTORIN
#dylanday
Darwin Pastorin (San Paolo del Brasile, 1955), è giornalista e scrittore. È stato al Guerin Sportivo, vent'anni a Tuttosport, direttore di Tele+, Stream TV, ai Nuovi Programmi di Sky Sport, di La7 Sport e Quartarete TV. Ha un blog su Huffington Post.
Manrico Murzi, il poeta giramondo che incontrò Dylan Thomas
... Altra lingua il gallese! Quando Dylan Thomas per farmi uno scherzo
mi parlava nella sua lingua materna, pur non capendo niente le sue
parole mi giungevano dolci e affettuose. Ma se si arrivava a piazza
Santo Spirito, in Firenze, spesso quasi disabitata, allora era l'inglese che
splendido fluiva nella sua alta declamazione: avvertivo, e mi colpiva, lo
spirito divino della sua poesia. "And death shall have no dominion"...
Le sue labbra, sbresciate come gronde di un tetto che quando piove
sbavano e annaffiano i gerani sul davanzale di sotto, diventavano la bocca
di uno strumento a fiato, flauto o sassofono. Il suo volto si faceva
angelico, segnato dallo Spirito che gli aveva dettato il canto. Calpestava
una sua pianura marina dove ogni tanto scalpitava un cavallone sotto il
sole. Avvertivo l'orlo bieco di un'onda che si affacciava alla finestra della
mia anima. E allora, quand'era il mio turno, recitavo:
Si faccia alba l'aria!
Toglimi di dosso questo peso
di tunica fenicia,
e sarò libero sfogo di gazzella
con occhi che guardano il cielo,
ma vedono il pericolo
muoventesi in agguato
con occhi di gabbiano
creduti in contemplazione,
ma solamente cercanti
vivo di pesce in giri d'elica.
E poi gli dicevo, pensando alla sua "Ballad of the long-legged bait":
Non mi vorrai mica esca dalle gambe lunghe per pesci distratti?
E lui, Dylan, rispondeva: Bisogna vedere quale gancio scegli
dell'amata che ad ogni amo ha un'esca diversa. Vedi, chi ha
buttato la lenza non è un pescatore comune". Gli chiedevo: Quante
volte in un giorno può cantare un poeta? E lui: La poesia è un incidente
di vita quotidiana.
Un giorno sulla spiaggia del mio paese, Marciana Marina, con lo
sguardo alla spuma del mare, gli ricordai la troppa birra che beveva, e mi disse:
È bello abbandonarsi. Non riguardarti troppo!" Poi demmo le spalle al mare
e lo sguardo ai monti e ai fumi delle carbonaie. Gli spiegai che la legna,
coperta dal terriccio, bruciava senza mostrar la fiamma, producendo il
carbone per la cucina di casa. "Le strade della mia città sono tutte
macchiate dal carbone! Non tutto quel che brucia dà calore!"
Manrico Murzi
Manrico Murzi, "poeta giramondo" (Marciana Marina , Isola d'Elba, 12 Marzo 1930), è un poeta, scrittore, giornalista e traduttore italiano. Fa parte dell'Unione Europea Scrittori Artisti Scienziati ed è ambasciatore di cultura per l'UNESCO.
Khosiyat Rustamova is a modern Uzbek writer, born in the village of Olmos, Namangan region. She is a member of the Writers Union of Uzbekistan and a member of Writers Union of Azerbaijan. Her works have been translated into languages such as Kazakh, Spanish, Russian, English, German, Vietnamese and Assamese. She has also translated poems by Marina Tsvetaeva, Eugene Eutushenko, Anna Akhmatova, Boris Pasternak, Ramiz Rovshen, Nigar Refibeyli, Riza Khalil, Neguib Fazil Kisakurak, Khusnu Daglarja and others from Russian ; Turkish and Azerbaijani poems from Russian, Azerbaijani as well as Turkish into Uzbek language. She has been serving as the editor-in-chief of the ‘Kitob Dunyosi’ newspaper since 2015.